Mentre si intensificano, anche sul territorio locale, le misure repressive contro i compagni dei movimenti e la criminalizzazione delle lotte sociali, torniamo ad interrogarci sul dispositivo carcerario, la sua struttura e le sue funzioni nella società attraversata dalla crisi. Le campagne continue per la sicurezza e il crescente ricorso alle misure cautelari riportano in primo piano la necessità di analizzare il sistema penale nelle sue tendenze contraddittorie.
Dopo la condanna della Corte Europea dei Diritti Umani il numero di detenuti e di nuovi ingressi in carcere è calato, ed è ancora una volta calata l'attenzione su una realtà in cui sofferenza e degradazione restano le caratteristiche principali. Il principio altisonante della “rieducazione del condannato” resta lettera morta nella maggior parte dei casi. La popolazione carceraria continua ad essere composta dai gruppi sociali più deboli: stranieri criminalizzati dalle leggi sull'immigrazione, persone con dipendenze da sostanze, individui che scontano una carriera di diritti, bisogni e dignità negate. In questo contesto, l'elevato tasso di suicidi continua a costituire la spia più drammatica delle patologie del sistema carcerario.
Alla luce del XI RAPPORTO NAZIONALE SULLE CONDIZIONI DI DETENZIONE, pubblicato dalla Associazione Antigone nel Marzo 2015 e presentato oggi in anteprima a Modena, ci interrogheremo sulla vita nel carcere oggi e sul ruolo che esso riveste nelle nostre società. Proveremo a cogliere il senso del processo di “decongestionamento” degli istituti carcerari che gli ultimi governi nazionali stanno perseguendo e proveremo a ricostruire le dinamiche che tengono legato questo processo alle trasformazioni dei modelli disciplinari, repressivi e punitivi nelle società in cui il capitale cerca di rilanciare la sua offensiva sulle macerie della crisi.
Ne parleremo con: Mario Marcuz, avvocato, Associazione Antigone
Alvise Sbraccia, Ricercatore, Dipartimento di Scienze Giuridiche, Università di Bologna.
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